Processo Fortezza da Basso, riflessioni e #Nessunascusa

Vi ricordate la scena di Alberto Sordi quando recitava davanti ad un piatto di spaghetti dicendo “spaghetto m’ hai provocato e io me te magno”?

Ripensando al processo della Fortezza da Basso di Firenze e la doccia fredda arrivata con l’ultima sentenza, dopo l’accusa avvenuta ormai ben 2 anni dopo la prima condanna, mi è venuta in mente quella scena lì.

La morale diventa moralismo e forse ideologia.

Un essere morale è un essere giudicante, un essere che vive con una serie di convenzioni e valori per il perseguimento di determinate condotte ispirate a quegli stessi. Io sono un essere morale, come te che leggi. Ma non credo si possa dire che sono (siamo) “naturaliter” morale, sebbene San Tommaso e Aristotele ci considerino naturaliter animale sociale. Credo si possa affermare che non siamo naturalmente nati con una morale, sebbene abbiamo certi principi che sono innati. La morale è guidata, è costruita grazie ad una serie di condizioni culturali e sociali. La morale non nasce da sola, ma da consessi umani, men che meno quando si trasforma in moralismo.

C’è una forte ideologia maschilista? sessista? di potere? e  istintivista? dietro al pensiero giudicante che quel vestito o comportamento sia immorale e sia giustificatamente condannabile come improprio e provocatore.

Come ha recentemente riportato Lea Melandri questa pare la stessa ideologia insita nella conduzione dei processi e nella mentalità di giudici e avvocati che si è di recente ri-proposta anche con il processo di Firenze e che forse non ha mai lasciato, fin dai primi processi per stupro degli anni ’70, il banco dei testimoni e il nostro più recondito moralismo nel leggere queste sentenze:

[…] in un processo per stupro è facilmente prevedibile che l’attenzione si sposti sulla vittima, sui dettagli della sua vita privata, sulla sua moralità, sul suo possibile consenso o sul contegno che può avere provocato i “peggiori istinti” dell’aggressore.(Tina Lagostena Bassi, citata da Melandri).

E questo è quello che è accaduto al processo per stupro di gruppo della Fortezza da Basso a Firenze? Secondo alcuni giornali sì..

[…] in sostanza, secondo i giudici, la ragazza voleva con la sua denuncia «rimuovere» quello che considerava un suo «discutibile momento di debolezza e fragilità», ma «l’iniziativa di gruppo» non venne da lei «ostacolata» (Fonte).

L’uomo è predatore e la donna è preda?

Riflettevo che spesso quando si connota il ruolo dell’uomo e della donna in semplicistiche metafore legate all’amore si usa la descrizione dell'”uomo cacciatore” e della “donna preda”. Probabilmente qualche psicoterapeuta e psichiatra avrà una risposta ben più chiara e articolata della mia sulla questione. A me viene da ricondurre tale comportamento all’istinto primordiale di dominazione, alla necessità di controllo e del “fare preda” per possedere colei/colui che è oggetto del proprio desiderio.

Eppure, la convinzione che delega all’uomo il ruolo di cacciatore istintivo e quindi gli conferisce una certa forza/potere dominante ha un forte limite. Un limite che lega il comportamento dell’uomo (inteso come essere maschile) all’istinto e per cui: se un tale comportamento è provocato da qualcosa esso è del tutto giustificato ad esprimersi, sopra ogni altra persona o cosa:

Il comportamento aggressivo dell’uomo, quale si manifesta nelle guerre, nel crimine, nelle liti personali e in tutte le modalità di comportamento distruttive e sadiche, deriva da un istinto innato, programmato filogeneticamente, che cerca di scaricarsi e aspetta l’occasione propizia per esprimersi … Ma la teoria dell’aggressività innata diventa facilmente un’ideologia, che aiuta a sopire la paura per quello che dovrà accadere, e a razionalizzare il senso di impotenza davanti ad essa. (da Tracce Fresche)

Ora, quando tale istinto è legato alla sopravvivenza non ho quasi nulla da obiettare. Tuttavia, quando la giustificazione dell’istinto rafforza la connessione tra potere e sesso e condanna moralmente colei/colui che ha istigato, rimango basita.

A mio parere una risposta come quella del recente processo di Firenze è complessa da leggere e porta a posizioni troppo facili e fuorvianti nella sua complessità. Quello che accade è che ad oggi con questa sentenza passa ai più la convinzione che quello della vittima sia stato un destino ineluttabile, determinato dalla sua “natura” e della natura dei suoi “predatori” che sono stati provocati e che, insomma, noi possiamo capire perché doveva andare proprio così che lei si concedesse. Perché sembra che “la vittima non era credibile fin dall’inizio“.

Questo approccio non può, non deve sollevarci da una analisi più approfondita delle cause che hanno spinto non solo a quell’azione ma anche al giudizio morale che ne viene fuori. Una costruzione di una vera e propria “ideologia della provocazione”, se così potrebbe essere definita, che condanna le donne ad essere artefici della malattia del loro predatore. Per cui io e te non ci vestiamo più come vogliamo. Non siamo libere di bere un bicchiere di vino in più o di essere troppo sensuali. Figuriamoci poi di flirtare. #nessunascusa !

Ci si dovrebbe invece mettere in dubbio di più; analizzare l’irrazionalità del nostro sistema sociale che porta a tali posizioni morali nei confronti delle vittime e degli accusanti e accusati; ad analizzare e violare tabù ancora nascosti dietro a parole che per alcuni sono edificanti e giustificanti “istinto”, “natura umana”, “debolezza”, “provocazione”, “potere” e “sesso”.

Vi invito a leggere anche la riflessione di Lea Melandri in seguito alla sentenza che spinge ad una riflessione interna, più approfondita, sul modo di combattere la violenza anche nel movimento femminista.  http://www.internazionale.it/opinione/lea-melandri/2015/07/29/stupro-firenze-assoluzione.

E a leggere questo commento ricevuto sulla pagina Facebook:

processo fortezza da basso

Letture per questo opinionismo:

Diritto naturale e diritto positivo in S. Tommaso d’Aquino, Di Reginaldo M. Pizzorni
Sinderesi: fondamenti di etica pubblica Di Sangalli Samuele
http://www.traccefresche.info/monografie/distrut.html
http://www.ilpost.it/2015/07/27/lo-stupro-della-fortezza-da-basso/
http://www.loccidentale.it/node/95209

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